SANT'ALFONSO MARIA DE' LIGUORI, ORA PRO NOBIS

Aforisma
Tutto il bene consiste nell'amar Iddio. E l'amare Dio consiste nel far la sua volontà

La vita

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori nasce il 27 settembre 1696 a Marinella di Napoli da papà Giuseppe de’ Liguori e mamma Anna Maria Caterina Cavalieri, primo di otto fratelli. Come tutti i bambini nati in quel tempo in famiglie nobili, riceve la formazione scolastica tra le mura di casa. Oltre alle materie classiche letterarie e scientifiche apprende con una certa facilità anche la pittura e la musica, diventando anche un bravo compositore. È infatti sua la canzone di Natale “Tu scendi dalle stelle”. A 12 anni si iscrive all’università di giurisprudenza di Napoli, che finisce prima del tempo con il massimo dei voti. Si laurea infatti a soli 17 anni nel 1713 con specializzazione in diritto civile ed ecclesiastico. Dopo due anni di apprendistato inizia la pratica forense e in poco tempo diventa uno dei più conosciuti e bravi avvocati di Napoli. Per otto anni di fila non perde una causa.

Nel 1723 subisce una sconfitta durante un’importante causa e la delusione lo porta a rivalutare un pensiero che aveva avuto fin dalla giovane età: il sacerdozio. Il 29 agosto di quello stesso anno fa la sua promessa davanti ad una statua della Madonna, nel 1724 entra nel noviziato e a 30 anni, il 21 dicembre del 1726 riceve l’ordinazione sacerdotale. Inizia così questo secondo capitolo della sua vita.

PENSIAMO ALLA MORTE

Tutti sono persuasi, dice S. Alfonso, che si deve morire, e morire una sola volta; e che non vi è cosa più importante di quella di morire bene, poiché in punto di morte dipende l’essere beato, oppure infelice per sempre. Inoltre, tutti sanno che dal viver bene o male dipende di regola ordinaria il fare una buona o cattiva morte.

Ma come mai, allora, la maggior parte dei cristiani vive come non dovesse mai arrivare la morte, o come poco importasse il morire bene o male?

Si vive male, perché non si pensa seriamente alla morte; perché si crede che la morte sia molto lontana, e perché si crede di poter in punto di morte rimediare ai disordini della vita. Ma chi ci assicura che per noi la morte è lontana? O che in punto di morte potremo o avremo il tempo di convertirci al Signore?

Dio nella Sacra Scrittura ci intima di pensare seriamente alla morte; ed aggiunge, che questa verrà quando meno ce lo aspettiamo. Medita il tuo ultimo fine, e non peccherai in eterno. Siate preparati, che il Figlio dell’uomo verrà nell’ora in cui non pensate.

Bisogna persuaderci che il tempo della morte non è il tempo adatto per aggiustare i conti con Dio, al fine di assicurarci l’eterna salvezza in Paradiso, perché il tempo della morte è tempo di tempesta e di confusione.

In punto di morte i peccatori chiamano Dio in aiuto, ma per sola paura dell’Inferno, a cui si vedono vicini, senza vera conversione. Perciò giustamente non assaggeranno altro se non i frutti della loro cattiva vita.

L’uomo mieterà ciò che avrà seminato, così scrive san Paolo.

(Manuale di Filotea)