SAN TOMMASO D'AQUINO, ORA PRO NOBIS

Aforisma 

Una sconsiderata tristezza è una malattia dell'anima; una tristezza moderata pertiene invece a una corretta condotta dello spirito, data la condizione di questa vita.” 

La vita

San Tommaso d’Aquino nacque a Roccasecca tra il 1220 e il 1227. Il padre Landolfo era un longobardo mentre la madre Teodora era di origine normanna. A cinque anni venne mandato dai genitori in un abbazia vicino a Montecassino con la speranza che diventasse un abate, ma a quattordici anni la abbandonò e si trasferì in un’università di Napoli, dove conobbe i domenicani. Rimasto affascinato dal loro stile di vita, nel 1244 entrò a farne parte senza avvisare la famiglia che, una volta saputo, si oppose.
I superiori di Tommaso si accorsero che era dotato di intelligenza superiore alla media e decisero di fargli finire gli studi a Parigi dove però non arrivò. I famigliari cercarono di dissuaderlo dall’intraprendere una vita religiosa. Prima la madre lo pregò di cambiare idea senza risultato e poi i suoi fratelli lo imprigionarono per un anno presso il castello del padre di monte San Giovanni Campano nella speranza che cedesse. Nonostante ciò Tommaso non cedette e anzi, con la sua perseveranza convertì sua sorella Marotta che poi divenne una monaca e badessa del monastero di Santa Maria di Capua.
Riuscì a liberarsi dalla prigionia grazie all’interessamento di Papa Innocenzo IV a cui si rivolsero i domenicani. Successivamente Tommaso si trasferì a Colonia e proseguì gli studi sotto la guida di Sant’Alberto Magno. Tommaso si impegnava molto nello studio, senza distrazioni, tanto che i suoi compagni lo soprannominarono “Bue muto” per la sua robusta struttura.


Questo atteggiamento chiuso condusse chi lo frequentava a fraintendere la sua capacità di comprensione. Un giorno un confratello si propose di spiegargli una difficile lezione di Alberto Magno ma quando si accorse di non riuscire a chiarirla fu Tommaso stesso che gliela illustrò.
Ben presto Alberto Magno si accorse delle sue grandi doti e quando un suo alunno gli portò un appunto di Tommaso in cui risolveva una difficile questione profetizzò: “Noi lo chiamiamo “Bue muto” ma egli con la sua dottrina emetterà un muggito tale, che tutto il mondo ne risuonerà.

Tommaso, oltre ad essere una mente eccezionale e un esperto teologo dimostrava la sua grande santità. Tutti i giorni diceva la S. Messa e spesso piangeva e una volta fu visto pure levitare. Invece di notte, anziché dormire, preferiva pregare e meditare.
Non sprecava mai tempo ed era molto generoso, donava infatti tutto ai poveri, era anche umile e sapiente e si inorgoglì delle sue splendide doti intellettuali considerandole un dono di Dio. 

Dopo due anni di studi a Parigi tornò in Italia continuando a insegnare. Intorno al 1266 iniziò a scrivere la Summa Teologica, la più grande opera di teologia della Chiesa che compose in diversi periodi di tempo. 
Lo stile semplice nonostante la complessità delle questioni dibattute era adatto per gli studenti principianti di teologia, per i quali scrisse con scopo didattico come manuale scolastico. 
Spesso durante la composizione della Summa Teologica doveva interrompersi perché andava in estasi.
L'opera è divisa in tre parti: la prima tratta di Dio Uno e Trino, la seconda parla del movimento delle creature razionale verso Dio e la terza tratta di Gesù-Uomo come Via attraverso cui torniamo a Dio. 
In un'occasione, un confratello sentì un dialogo in cui Tommaso chiedeva, preoccupato, se stava scrivendo bene sui misteri dell'Incarnazione e Redenzione e il Crocifisso rispose: “Hai scritto bene di Me, Tommaso.”
Tommaso aveva goduto sempre di un'eccezionale salute, ma dopo questo mistico colloquio con Gesù, la sua vita cambiò, in quanto smise di fare lo scrittore e si dedicò solo alla preghiera e alle attività fisiche principali.

Durante il decennio trascorso in Italia, Tommaso compose anche altre opere- “De unitate intellectus”; “De Redimine principum” –.
Il 6 dicembre del 1273 il giorno della festa di San Nicola, dopo aver celebrato la S. Messa, la sua umiltà lo fece rinunciare alla composizione della Summa Teologica confidando all’amico Reginaldo: “Non posso più: tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia”. 
Nel Gennaio 1274, nonostante fosse molto malato, decise di partire per Lione su ordine di Papa Gregorio X per partecipare al Concilio. 
Durante il viaggio, presso l’abbazia di Fossanova, il 7 Marzo del 1274 morì, rivolgendo queste parole alla Comunione che stava per ricevere: “Per amor tuo ho studiato, vegliato notti intere, mi sono affaticato. Ho predicato Te e ho insegnato Te… Se mi sono espresso qualche volta errando su questo Sacramento, mi sottometto al giudizio della Santa Chiesa Romana”.

Curiosità

Nei dipinti è solitamente rappresentato in abiti domenicani, con un sole sul petto, la penna e la colomba dell'ispirazione.
È il protettore degli accademici, dei librai, degli studenti e dei teologi.
Il nome deriva dall'aramaico-ebraico e significa “Gemello”.

(Elena Milani & Elisabetta Tribbia)

Nessun commento:

Posta un commento