CHIESA E IMMIGRAZIONE/4: LETTERA A RENATO FARINA E A QUELLI CHE SI SONO GIA' ARRESI


Proponiamo la lettura (datata 2006 ma ancora attualissima) della lettera scritta da Marcello Pera (ex Presidente del Senato) a Renato Farina (l’ex vicedirettore del quotidiano Libero finito nei guai per aver collaborato con il Sismi).

Caro Renato,
c’è qualcosa che non va nelle tue “ammissioni di colpa”, e forse questa è la tua vera colpa. Si tratta del presupposto. Di tutto il resto della faccenda non so, ma questo mi è chiaro. Tu parli di una “quarta guerra mondiale” e ti riferisci a quella del terrorismo islamico contro l’Occidente. Ma commetti un errore: perché ci sia una guerra, occorre che ci siano almeno due belligeranti uno contro l’altro. Qui, di belligeranti, ce n’è un solo: mentre il terrorismo islamico combatte e fa stragi anche sul nostro suolo, l’Occidente non è in guerra.
Intanto, non vede il nemico o lo minimizza. Parla di episodi e di nuclei di guerriglia, in Iraq, in Afganistan, in Medio Oriente, ma non si accorge di quel fenomeno su vasta scala che è la rinascita risentita e minacciosa dell’islam contro la civiltà dei “giudei e crociati”. Poi l’Occidente non definisce il nemico. Nel suo linguaggio educato non si può dire “terrorismo islamico” o “di matrice islamica”, ma, al più, solo “terrorismo”, così, senza meglio specificare, oppure specificando al contrario, come quando si parlava delle “cosiddette brigate rosse”. Infine, quando proprio è costretto ad accorgersi che ha un nemico, l’Occidente crede di esserselo meritato, perché ne parla come di un diseredato, di un disperato, di una vittima delle nostre colpe, imperialiste, coloniali, aggressive.


Se il terrorismo c’è - pensa l’Occidente - esso è la risposta alle ingiustizie sociali create e imposte da noi, una forma, magari aberrante ma comprensibile, di reazione alla nostra volontà di potenza, dominio, sfruttamento. Per questo, in Occidente, i terroristi sono “resistenti” e “guerriglieri” per la causa della liberazione dei loro popoli. Per questo non si possono perseguire neanche quando reclutano kamikaze o fanno propaganda di morte.

L’Occidente non è in guerra e non si difende. Perché non ci crede, perché ne ha paura, perché non vuole rischiare. Piuttosto, all’Occidente danno fastidio coloro che gli ricordano che esiste una guerra. Non vuole saperne, preferisce rimuovere, sopire e troncare. È tanto spaventato dall’idea che una guerra possa esserci davvero, che, se proprio deve farla, l’Occidente, la fa a coloro che dicono che una guerra è in corso e che dobbiamo vincerla. [...] Oppure a quelli che si alleano con i servizi segreti, mentre dovrebbero arruolarsi con le procure che fanno la guerra ai servizi segreti. Per il resto, noi siamo “non belligeranti”, “equivicini”, e naturalmente, come ci impongono le nostre bibbie civili, ripudiamo la guerra e siamo per il dialogo. Anche quando tu parli e quello di taglia la gola a Bagdad. Anche quando tu, su mandato Onu, cerchi di aiutare un popolo in Iraq e quello di fa saltare per aria a Nassyria. Anche quando vuoi vivere in pace a Gerusalemme e quello, a Teheran, ti nega il diritto di esistere.

Questo Occidente è in crisi, si sa. Il cardinale Ratzinger scrisse che non ama più se stesso. È peggio. Detesta se stesso. Detesta il suo benessere, perché lo ritiene una rapina a danno di altri. Detesta la sua libertà, perché la considera una forma di imperialismo. Detesta i suoi princìpi e valori fondamentali, perché li interpreta come benefici egoistici. Sì, parla di carte e diritti universali, ma ci crede così poco a questa universalità che non solo si rifiuta di esportare o promuovere altrove la democrazia [...], si nega anche di porre il problema della reciprocità di trattamento. Per cui, se qui è consentito costruire moschee e là ti tagliano una mano anche solo se dici una preghiera cristiana, per l’Occidente ciò significa che noi siamo aperti e tolleranti e loro hanno altre forme, diverse, di apertura e tolleranza.

Dunque, il male è qui e la guerra è in casa nostra. Fra quelli che non intendono arrendersi e quelli che hanno già alzato le mani. Fra quelli che vogliono laicamente vivere in una civiltà cristiana, segnata da diritti e rispetto per tutti, e quelli che invece si arrendono all’Eurabia, in cui già non si può più dire “buon Natale”, si devono rimuovere i crocifissi, tollerare gli intolleranti, nascondere la nostra identità.

Anche in guerra, si sa, si rispettano certe regole. Vedo che tu, Renato, sei processato dai tuoi colleghi perché, a loro giudizio, non l’avresti fatto. Ma chi processerà quei tuoi severi colleghi e quei tanti spensierati politici che, negando che la guerra ci sia, ce la fanno perdere? 

(Marcello Pera)

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